The Truman show

[intervento letto ad una manifestazione contro la guerra, contro Draghi e la politica delle emergenze e contro il Green Pass a Livorno sabato 2/4/22]

Penso che molti di noi abbiano visto il film The Truman show. Il film, riassumendo in poche parole, ci presenta la storia di un uomo che vive in un enorme studio cinematografico e tutto intorno a lui è fittizio: ambiente, persone, affetti, amici, costituiti da attori di una serie televisiva. Il problema è che crede che quella sia la realtà finché un giorno non scopre la verità.
Ecco, in questi ultimi tempi mi è capitato molte volte di pensare a questo film e di avere la netta sensazione di vivere, come il suo protagonista, in un mondo preconfezionato, dove però non esistono attori consapevoli di star interpretando una parte, bensì tanti Truman ignari di star vivendo una vita telecomandata che non è la loro. Ma se nel film chi dirige è un regista che crea intorno al protagonista una realtà gradevole, “perfettina”, con tutte le comodità desiderabili da un buon borghese, qui non c’è un regia, ma una potente macchina costituita prevalentemente dai mezzi di comunicazione e la realtà che ci confeziona non è neanche rassicurante ma dominata dalla paura, per contenere la quale si danno anche le ricette adeguate: basta seguire ciò che ci dice la grande macchina, le regole stabilite, non farsi troppe domande, non insinuare il dubbio perché se seguiamo la falsa verità che ci viene propinata non avremo problemi, saremo salvi. E allora se l’unica soluzione per sopravvivere al pericoloso virus che si è diffuso è sperimentare sul proprio corpo un farmaco di dubbia efficacia e sicurezza, ben venga, poco importa se mi ammalo lo stesso e potrei comunque finire all’ospedale, intanto ho compiuto il mio dovere di bravo cittadino, mi assicuro il posto di lavoro e non prendo multe grazie al mio super green pass che inoltre mi apre magicamente le porte di qualsiasi luogo, preservandomi il diritto alla vita sociale, allo sport, alla cultura e al divertimento. Ed è giusto così perché io ho il senso del dovere, sono responsabile e mi sento utile e in pace con me stesso. Ma come tutte le macchine, anche questa non è perfetta e appaiono le prime disfunzioni, chi resiste insinua dei dubbi e molte verità nascoste dal sistema mediatico cominciano ad affiorare. Chi vive dentro il grande inganno non vuole pensare, non vuole accettare le contraddizioni, le incongruenze anche quando sono sotto gli occhi di tutti, vedi il flop vaccinale e la assoluta inutilità del green pass come forma di contenimento della diffusione del virus. Il meccanismo fornito al bravo cittadino per l’“autodifesa” è semplice: chi non segue il pensiero dominante, è fuori di testa, è un complottista. Ma non è più abbastanza efficace, la pandemia ha fatto il suo tempo e allora, citando il titolo di un interessante articolo di Roberto Pecchioli, Togli mascherina, metti bandierina, finisce un’emergenza ne arriva un’altra: la guerra. Ed ecco a recitare tutti il ruolo di sostenitori dell’Ucraina cioè del Bene, rappresentato da Zelensky, contro il Male personificato invece nel suo nemico Putin, il mostro da annientare. Perché, sempre citando Pecchioli “la macchina globale di diffusione di verità preconfezionate” possiede tutte le verità, che sono semplici, bianco o nero, senza toni di grigio. Poco importa se qualcuno prova a dissentire, facendo presente che Zelensky non è proprio il baluardo della democrazia visto che si ritrova sulla coscienza (anche se lui solo in parte direttamente) la morte di almeno 15.000 persone grazie agli attacchi militari nel Donbass filorusso, che si sono ripetuti in questi ultimi 8 anni, avvalendosi anche di formazioni paramilitari filo-naziste. Se lo fai diventi automaticamente un filo-Putin (così come in epoca di pandemia entravi immediatamente nelle categorie negazionista, terrapiattista, fascista) così come se ti azzardi a fare una banale osservazione basata su una semplice visione realistica: che forse se Putin con le sue forze militari avesse accerchiato qualsiasi paese dell’UE o gli USA così come ha fatto l’alleanza NATO verso la Federazione russa, qualsiasi capo di Stato probabilmente avrebbe reagito così come ha fatto Putin in questa occasione – senza voler con questo giustificare l’aggressione all’Ucraina. Perché questo è il sistema in cui viviamo, dove gli interessi economici vanno ben oltre ogni speranza di pace e dichiararsi contro la guerra sapendo di operare perché si scateni e dire di contribuire alla pace inviando le armi a un paese belligerante è un non senso. Creare i folli fa parte del grande inganno, significa deviare ancora una volta dalla verità e cioè che questo sistema non lo determinano i mostri che esso stesso genera, ma è principalmente il sistema stesso ad essere mostruoso, folle e portatore di morte.
Ma il bravo cittadino che vive nello show non ha orecchie, non può cedere al dubbio e perdere le sue certezze, questo lo destabilizzerebbe e lo riporterebbe in balia della paura indotta, c’è lo Stato che lo tranquillizza e lo protegge, inviando armi perché vinca il Bene, e dandogli un vaccino perché lo salvi dalla morte. La paura è un forte strumento di potere che usa per tenerti in pugno e chi dissente è un pericolo, è un fatto psichiatrico, chi dissente è un fuori di testa.
In realtà colui che dissente è chi non accetta di essere uno dei tanti Truman, di vivere nel grande show dove ognuno degli attori ripete ogni giorno, come un disco rotto, quello che dice la grande macchina, è chi è riuscito squarciare il velo delle menzogne per riuscire a capire dove si nasconde la verità, chi affronta la complessità, chi mantiene l’autonomia di pensiero, chi smaschera l’ipocrisia ributtante di un potere che semina discriminazione (prima con la caccia all’untore poi con la caccia al russo), che si mostra indifferente verso le vittime innocenti dei bombardamenti israeliani o sauditi e poi vomita a profusione una farsesca solidarietà al popolo ucraino, facendo una netta distinzione razzista con quelli “meno civilizzati” come gli iracheni, i siriani o gli afgani…
Chi dissente è chi ha accettato di essere minoranza, che ha rinunciato alla miseria del pensiero binario e alla vita rassegnata ed eterodiretta per assumersi una grande responsabilità: agire per arrivare a strappare finalmente i teloni del Grande Studio Televisivo per riappropriarci del nostro destino in una realtà che non sia finzione, distruggendo la grande macchina, liberandoci definitivamente di chi detiene il potere e una volta liberi porre le basi per una società giusta, senza guerre, veramente solidale e inclusiva, perché a quel punto non sarà più il profitto a comandare ma altri valori.

Sonia Bibbolino

The Magnificent Thirty

Nel dicembre 2020 è uscito un testo decisamente interessante per le sorti del mondo sottoposto alla pressione “Covid”. Si tratta di Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid [it: Rilanciare e ristrutturare il settore aziendale post-covid], una pubblicazione proveniente dal cosiddetto “gruppo dei 30”, che ha come significativo sottotitolo Designing Public Intervention [it: Progettare interventi di politica pubblica].

Per capire di cosa parla questo agile (ma forse non troppo) libercolo, può essere utile leggere il comunicato stampa e il relativo abstract, che funge anche da presentazione, che qui traduciamo e che sono comunque reperibili on line rispettivamente, nell’originaria lingua inglese, qui e qui.

Ma, prima ancora, è forse il caso di dire due parole su questo famoso “gruppo dei 30”. Questo gruppo raccoglie trenta fra i più eminenti economisti e politici (molti uomini e, come sempre, poche donne) del globo. Il loro scopo, considerando l’esperienza e la profonda conoscenza del mondo politico ed economico ad essi riconosciuta, consiste prevalentemente nell’analizzare a fondo lo status quo e redigere documenti attraverso i quali consigliare per il meglio i potenti di turno sul da farsi affinché il sistema possa godere di buona salute, o almeno della migliore possibile. Niente di misterioso od esoterico, dunque. Si possono raccogliere moltissime informazioni su di loro con un semplice tour sul web, e i loro documenti sono facilmente reperibili e scaricabili on line qui (tutti rigorosamente in english, naturalmente). Ma la loro pericolosità non consiste certo in un presunto agire nell’ombra, ma proprio nella loro “normalità”, ovvero in ciò che predicano adempiendo alle funzioni di “guardiani” e “counselor” del sistema. Detto di passata, può interessare la nostra italica curiosità il fatto che uno dei più prestigiosi ed attivi fra i componenti di questo notevole gruppo sia il più amato fra i presidenti, ovvero il nostro Mario Draghi, il quale ha addirittura l’onore di rivestire la carica di membro senior.

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