L’altra faccia della paura

Una narrazione quasi personale.

Il piccolo voleva nascere, entrare anche lui nel mondo reale, uscire dal caldo abbraccio della placenta materna. Nascere.
La mamma aveva avvertito le prime contrazioni, le acque si stavano per rompere – come si dice in gergo.
Alla notizia, ho sentito una emozione indescrivibile, ho pianto.
Nella stessa casa, 35 anni prima, ho avuto lo stesso avvertimento, nella stessa stanza…allora stava per nascere il mio secondo figlio.
Questo primo nipote è nato tre giorni dopo, all’ospedale di Cecina il giorno 11 marzo 2020. Gioia immensa, ma paura di non poterlo abbracciare, almeno per il momento. Così è stato.
Questa data, per la mia famiglia, è diventata molto importante, mentre per la nostra realtà, per tutto il mondo, è una data che ci ha avvolti in un cerchio infernale, dentro la PAURA.
Paura innescata dall’allerta, dai media, dai giornali, dalle immagini di bare…di intubazioni…di sofferenze estreme…di morte!
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Se non mi vaccino, io sono confine

Il mio mestiere è attraversare frontiere

John Graham Ballard, Cocaine Nights

Shahram Khosravi, antropologo di origine iraniana, nel suo saggio dal titolo Io sono confine, analizza il concetto di “confine” focalizzandosi sulla sua esperienza personale di profugo in fuga dal regime che, nel suo paese, negli anni Ottanta imponeva il reclutamento forzato in una sanguinosa guerra contro l’Iraq. I confini e le frontiere, secondo Khosravi, producono nuove soggettività segnalando che chi sta dall’altra parte “è diverso, indesiderato, pericoloso, contaminante, persino non umano”.1 I migranti “senza documenti e i clandestini che violano i confini sono contaminati e contaminanti proprio in quanto non classificabili”.2 Il sistema politico che regola le frontiere crea un essere umano a sua volta “politicizzato” per cui coloro che non sono in possesso dei documenti – i richiedenti asilo apolidi e i migranti irregolari – si trasformano in veri e propri scarti dell’umanità, dei corpi privi di qualsiasi dignità sui quali è lecito infierire con le più terribili violenze.

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