Libertà – nessuno è illegale

Questo bel messaggio appare, unito ad altri dello stesso spessore, davanti all’ingresso del porto mediceo di Livorno.
Apprezzo molto l’iniziativa, come sempre organizzata da quel gruppo di persone sensibili ai problemi etici.
Da coloro che costantemente monitorano quanto avviene nei nostri mari, nei nostri porti, nei luoghi di lavoro, nell’accoglienza dei migranti e nella tutela degli “ultimi” …
Vorrei però aggiungere e dedicare un pensiero a completare il concetto di “Libertà”
Libertà è anche tutela della persona umana, senza distinzione, del rispetto delle scelte etiche.
Libertà di vivere senza restrizioni e/o soprusi 
Invece abbiamo visto come la parola sia stata calpestata insieme ai diritti della persona, abbiamo visto lavoratori in fila per poter lavorare (leggi tampone), persone allontanate da negozi, teatri, biblioteche e altri luoghi di cultura.
In seguito pure allontanate dai luoghi di lavoro.
Semplicemente perché non possedevano la “tessera verde”
Vorrei ritrovare la Libertà perduta, vorrei ripercorrere insieme a quel Popolo sensibile le strade che ci accomunano.
Senza divisioni.
Senza discriminazioni.
Allora potremmo portare con orgoglio i nostri striscioni e le nostre scelte etiche.

Renata Fontanella, Livorno 23/12/22

Il “Long covid”

“Long covid”, così è definito il periodo che ti separa dalla malattia contratta dal virus e la completa ristabilizzazione.
Pur guarito dal covid, spesso hai ancora addosso alcuni sintomi, non uguali per tutti: dolori muscolari, mancanza di gusto e olfatto, difficoltà respiratorie, debolezza…
I sintomi fisici li puoi contrastare in qualche modo, consigliato da esperti consapevoli.
In molti casi, purtroppo, è anche presente una intromissione a livello psicologico e/o sociale nella vita del guarito da covid da parte di coloro che detestano i “novax”.
Considero questa mia narrazione un contenitore di storie delle quali sono venuta a conoscenza.
Chissà quante altre storie ci sono, sarebbe un’idea inserirle in questo contenitore.
Intanto comincio a narrare queste…

Irma è una donna appena guarita dal covid, è stata spedalizzata 5 giorni per complicazioni polmonari.
Dopo tre settimane dal primo tampone positivo, e nonostante l’ultimo risulti ancora a bassa carica virale, riceve dall’ufficio del Ministero della salute il certificato di guarigione con allegato il famoso “green pass”.
Guarita, finalmente!
A questo punto si sente libera di riprendere la vita sociale.
Di ricontattare i familiari.
Pensa: “Finalmente a Natale ci ritroviamo!”
Per fare una sorpresa, senza entrare in casa, lascia alla porta della cognata un grande vaso con la stella di Natale.
La sera della vigilia sente suonare il campanello e, con molta gioia, fa entrare in casa la cognata e il fratello, immaginando che si presentino per lo scambio dei regali.
Non è così.
La cognata rimane alla porta, cominciano gli insulti.
“Non sei ancora negativizzata e hai toccato le maniglie della nostra porta, non lo sai quanto abbiamo sofferto per te in questi giorni in cui avevi contratto il covid, non dormivamo dalla tensione, e ora tu non usi precauzioni verso di noi, mentre potresti addirittura contagiarci, non te ne rendi conto?”.
“Noi siamo vaccinati, ma abbiamo paura”.
Irma si sente confusa, umiliata, non avrebbe mai immaginato che un semplice gesto di affetto potesse disturbare la propria serenità appena acquisita.
Aveva usato tutte le precauzioni, non era mai uscita di casa da quando si era ammalata, aveva addirittura disinfettato tutto, dai mobili alle suppellettili…
Il giorno di Natale i familiari le chiedono scusa per i toni usati, non certo per i contenuti che non vengono smentiti.
Irma vive così un Natale molto triste, allontanata dal contesto familiare.
Il motivo?
Essere guarita dal covid ma ancora con bassa carica virale.
Le assurde paure che alcune persone stanno vivendo creano queste disarmonie.
I media fomentano queste paure, creano divisioni tra “noi & loro”, tra chi è per la libertà di scelta e coloro che seguono il pensiero unico e imposto.

Paola è una giovane collaboratrice scolastica che ha aderito alla libertà di scelta per quanto riguarda il siero vaccinale “anticovid”, per questo stava per essere sospesa dal servizio secondo le normative dittatoriali vigenti.
Si è ammalata anche lei di covid e dopo il periodo di quarantena ritorna al lavoro.
Guarita dal covid, quindi legalmente a posto.
Rientrata a scuola, subisce inaspettatamente gli insulti da due colleghe insegnanti.
Secondo loro, non essendosi fatta il siero vaccinale, potrebbe causare ancora contagi, insieme a lei tutti i “novax”.
Volano frasi del tipo: “Vi odio, è tutta colpa vostra se non ci curano, vi odio e lo dico anche ai miei studenti.
Ti manderei in Lombardia a vedere i morti, se stiamo uscendo dalla pandemia è merito nostro, voi causate le varianti…
Da oggi non ti parlo più”.
Siamo arrivati a questo, alla follia, all’odio.
Questi insegnanti, che per etica professionale dovrebbero assumere una posizione neutra in quanto educatori, in alcuni casi, invece, esprimono sentimenti incontrollati.
Per fortuna non tutti sono così, ci sono esempi di insegnanti che purtroppo stanno sacrificando la propria carriera e si fanno ingiustamente sospendere per non cedere al ricatto.
Per dimostrare che la scuola è il luogo dove le parole “Libertà”e “Democrazia” devono essere rispettate e messe in atto.
Insegnanti coerenti con le proprie scelte, educatori con dignità e con principi e valori che non barattano con nessuna dittatura.

Personalmente, anch’io, guarita dal covid, ho avuto a che fare con conoscenti che mi hanno provocata con frasi del tipo: “Ora però ti vaccini, la prossima volta ti ammalerai meno seriamente”.
Oppure: “Mi raccomando,ora userai precauzioni…”.
Le precauzioni sono indirettamente riferite al vaccino, ovviamente.
E ancora: “Voi non vaccinati quando finite in ospedale dovreste pagarvi le cure…”
“Perché – rispondo io – non stiamo pagando tutti noi cittadini i contributi per la sanità? Abbiamo gli stessi diritti…”
Penso che, se non ribaltiamo il paradigma, se non vediamo più il nemico tra di noi, troveremo il giusto equilibrio per una convivenza civile.
Per un Mondo davvero migliore.

Per offrire un respiro di speranza concludo la narrazione con un esempio di persone/conoscenti che sono uscite dalla malattia da covid senza essersi poi fatte coinvolgere dal “long covid” del quale ho trattato.
Considerando lo stato psicologico nel quale si trova il malato, già provato dalla malattia e dall’isolamento, quando ne esce dovrebbe essere trattato con la massima cautela e rispetto.
Tornando a questo gruppo di pazienti guariti, conosciutisi in ospedale nel reparto covid dove erano ricoverati, durante la degenza si sono scambiati i contatti,e una volta guariti si sono ritrovati.
Prima hanno condiviso momenti di paura per la degenza, poi si sono ritrovati in un nuovo percorso di amicizia solidale.

Bravi!

Renata Fontanella, Livorno 14 febbraio 2022