“Il capitale mondo”: sguardo su globalizzazione, complottismi e dintorni

È uscito, per le edizioni Meltemi, un importante libro di Robert Kurz, Il capitale mondo. Per una sintetica presentazione del testo e della sua storia, rimandiamo all’introduzione, dove vengono tratteggiati velocemente anche temi e motivi di fondo.

In questo articolo vorrei invece sottolineare come, in un periodo travagliato quale quello che stiamo attraversando, il libro di Kurz rappresenti un raro tentativo, a mio avviso riuscito, di spiegare la crisi mondiale in modo lucido e ben argomentato, evitando derive cospirazioniste o destrorse, oggi così di moda.

Kurz, sulla scorta della teoria critica del valore, corrente di pensiero di cui ha rappresentato e rappresenta ancora la mente più brillante, riesce infatti a dare un quadro coerente di una serie di fenomeni che nei nostri tempi affranti sconcertano i più, fenomeni che scombinano le coordinate e provocano spesso grande confusione, anche teorica (solo per fare un esempio, la difficoltà di riconoscere oggi cosa sia sinistra e cosa destra, addirittura se questa distinzione abbia ancora senso).

Questo caos non creativo confluisce spesso in interpretazioni del reale che hanno un che di surreale, letture che immaginano grandi complotti e grandi manovratori i quali, da qualche luogo non ben definito ma immancabilmente sinistro e cupo, decidono delle sorti del mondo e dei suoi abitanti.

Sia chiaro: non mancano luoghi e organizzazioni, spesso statuali, dove effettivamente si decide su questioni o aspetti rilevanti per la sorte di ognuno di noi. Ma un conto è riconoscere dietro a tutto questo, come fa appunto Kurz, il movimento del sistema del capitale, che tesse una ragnatela di dispositivi insieme repressivi e normalizzanti al fine di mantenere in vita se stesso e le condizioni della propria esistenza, ed al tempo stesso riconoscere il “funzionariato” che – di fatto – ne rappresenta la manovalanza, un conto pensare che ci siano élite ben identificabili, particolarmente perverse e maligne, che complottano per lo sterminio di due terzi dell’umanità o tramano per inserirle un chip sottocutaneo, o che altro, e che siano esse l’origine di tutti i nostri mali – per cui sparite quelle, sparito il male.

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Il “Long covid”

“Long covid”, così è definito il periodo che ti separa dalla malattia contratta dal virus e la completa ristabilizzazione.
Pur guarito dal covid, spesso hai ancora addosso alcuni sintomi, non uguali per tutti: dolori muscolari, mancanza di gusto e olfatto, difficoltà respiratorie, debolezza…
I sintomi fisici li puoi contrastare in qualche modo, consigliato da esperti consapevoli.
In molti casi, purtroppo, è anche presente una intromissione a livello psicologico e/o sociale nella vita del guarito da covid da parte di coloro che detestano i “novax”.
Considero questa mia narrazione un contenitore di storie delle quali sono venuta a conoscenza.
Chissà quante altre storie ci sono, sarebbe un’idea inserirle in questo contenitore.
Intanto comincio a narrare queste…

Irma è una donna appena guarita dal covid, è stata spedalizzata 5 giorni per complicazioni polmonari.
Dopo tre settimane dal primo tampone positivo, e nonostante l’ultimo risulti ancora a bassa carica virale, riceve dall’ufficio del Ministero della salute il certificato di guarigione con allegato il famoso “green pass”.
Guarita, finalmente!
A questo punto si sente libera di riprendere la vita sociale.
Di ricontattare i familiari.
Pensa: “Finalmente a Natale ci ritroviamo!”
Per fare una sorpresa, senza entrare in casa, lascia alla porta della cognata un grande vaso con la stella di Natale.
La sera della vigilia sente suonare il campanello e, con molta gioia, fa entrare in casa la cognata e il fratello, immaginando che si presentino per lo scambio dei regali.
Non è così.
La cognata rimane alla porta, cominciano gli insulti.
“Non sei ancora negativizzata e hai toccato le maniglie della nostra porta, non lo sai quanto abbiamo sofferto per te in questi giorni in cui avevi contratto il covid, non dormivamo dalla tensione, e ora tu non usi precauzioni verso di noi, mentre potresti addirittura contagiarci, non te ne rendi conto?”.
“Noi siamo vaccinati, ma abbiamo paura”.
Irma si sente confusa, umiliata, non avrebbe mai immaginato che un semplice gesto di affetto potesse disturbare la propria serenità appena acquisita.
Aveva usato tutte le precauzioni, non era mai uscita di casa da quando si era ammalata, aveva addirittura disinfettato tutto, dai mobili alle suppellettili…
Il giorno di Natale i familiari le chiedono scusa per i toni usati, non certo per i contenuti che non vengono smentiti.
Irma vive così un Natale molto triste, allontanata dal contesto familiare.
Il motivo?
Essere guarita dal covid ma ancora con bassa carica virale.
Le assurde paure che alcune persone stanno vivendo creano queste disarmonie.
I media fomentano queste paure, creano divisioni tra “noi & loro”, tra chi è per la libertà di scelta e coloro che seguono il pensiero unico e imposto.

Paola è una giovane collaboratrice scolastica che ha aderito alla libertà di scelta per quanto riguarda il siero vaccinale “anticovid”, per questo stava per essere sospesa dal servizio secondo le normative dittatoriali vigenti.
Si è ammalata anche lei di covid e dopo il periodo di quarantena ritorna al lavoro.
Guarita dal covid, quindi legalmente a posto.
Rientrata a scuola, subisce inaspettatamente gli insulti da due colleghe insegnanti.
Secondo loro, non essendosi fatta il siero vaccinale, potrebbe causare ancora contagi, insieme a lei tutti i “novax”.
Volano frasi del tipo: “Vi odio, è tutta colpa vostra se non ci curano, vi odio e lo dico anche ai miei studenti.
Ti manderei in Lombardia a vedere i morti, se stiamo uscendo dalla pandemia è merito nostro, voi causate le varianti…
Da oggi non ti parlo più”.
Siamo arrivati a questo, alla follia, all’odio.
Questi insegnanti, che per etica professionale dovrebbero assumere una posizione neutra in quanto educatori, in alcuni casi, invece, esprimono sentimenti incontrollati.
Per fortuna non tutti sono così, ci sono esempi di insegnanti che purtroppo stanno sacrificando la propria carriera e si fanno ingiustamente sospendere per non cedere al ricatto.
Per dimostrare che la scuola è il luogo dove le parole “Libertà”e “Democrazia” devono essere rispettate e messe in atto.
Insegnanti coerenti con le proprie scelte, educatori con dignità e con principi e valori che non barattano con nessuna dittatura.

Personalmente, anch’io, guarita dal covid, ho avuto a che fare con conoscenti che mi hanno provocata con frasi del tipo: “Ora però ti vaccini, la prossima volta ti ammalerai meno seriamente”.
Oppure: “Mi raccomando,ora userai precauzioni…”.
Le precauzioni sono indirettamente riferite al vaccino, ovviamente.
E ancora: “Voi non vaccinati quando finite in ospedale dovreste pagarvi le cure…”
“Perché – rispondo io – non stiamo pagando tutti noi cittadini i contributi per la sanità? Abbiamo gli stessi diritti…”
Penso che, se non ribaltiamo il paradigma, se non vediamo più il nemico tra di noi, troveremo il giusto equilibrio per una convivenza civile.
Per un Mondo davvero migliore.

Per offrire un respiro di speranza concludo la narrazione con un esempio di persone/conoscenti che sono uscite dalla malattia da covid senza essersi poi fatte coinvolgere dal “long covid” del quale ho trattato.
Considerando lo stato psicologico nel quale si trova il malato, già provato dalla malattia e dall’isolamento, quando ne esce dovrebbe essere trattato con la massima cautela e rispetto.
Tornando a questo gruppo di pazienti guariti, conosciutisi in ospedale nel reparto covid dove erano ricoverati, durante la degenza si sono scambiati i contatti,e una volta guariti si sono ritrovati.
Prima hanno condiviso momenti di paura per la degenza, poi si sono ritrovati in un nuovo percorso di amicizia solidale.

Bravi!

Renata Fontanella, Livorno 14 febbraio 2022

Narrazioni tossiche

Narrazioni tossiche

Quali sono?
Tutte quelle narrazioni che stanno invadendo le nostre menti in questo contesto storico, quelle narrazioni univoche che convergono verso un pensiero unico, senza contradditorio o, meglio, senza possibilità di dialogo.
Vuoi la ‘pandemia’, vuoi i tamponi, vuoi il ‘green pass’ … e per ultimo, ma non meno importante e/o impattante, c’è il vaccino.

Con l’ultimo che ho detto… ahimè, c’è una pubblicità talmente vivace (ingannevole) che ci propina in continuazione, nella televisione di Stato, l’immagine di atleti, artisti ed altri personaggi noti, in un bombardamento di inviti con la “V” digitata con la mano. Per “V” mi piacerebbe riferirmi alla parola “volontario”, ma così non è.

Di volontario ormai non c’è più niente, esistono e persistono solo obblighi.
Siamo arrivati alla “V”, dopo di essa ci rimane solo la lettera “Z” … cioè zitti e ubbidienti …
Così non siamo. Un gruppo numeroso e rumoroso di umani ha ancora la mente vivace, pronta, e crede assolutamente alla libertà di pensiero e all’applicazione della Costituzione.

Io appartengo gioiosamente a questa fetta di umanità resistente e competente.
Non ascolto le narrazioni tossiche da sempre, non accetto imposizioni che minano la mia e l’altrui salute fisica e mentale, resto umana, con la terz’ultima delle lettere dell’alfabeto.

“Restiamo umani”, lo diceva Vittorio, lo ha insegnato Vittorio.
Arrigoni è nella prima lettera dell’alfabeto, è nel suo cognome.
Resterà sempre il primo.

Impariamo a leggere prima di farci inoculare veleni tossici nel nostro corpo,impariamo a difenderci dalle narrazioni tossiche, utilizziamo le nostre teste pensanti, non quelle dei governanti collusi con le società farmaceutiche.
Il virus è nelle loro menti, noi siamo cavie nelle loro dittature sanitarie.

Non in mio nome.
Non in nome di coloro che credono nella Costituzione.
Nei diritti di scelta di Vita.
La paura ha ribaltato i nostri contenuti, restiamo umani, torniamo ad essere umani.

Salute a tutte e tutti

Renata Fontanella