Nel dicembre 2020 è uscito un testo decisamente interessante per le sorti del mondo sottoposto alla pressione “Covid”. Si tratta di Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid [it: Rilanciare e ristrutturare il settore aziendale post-covid], una pubblicazione proveniente dal cosiddetto “gruppo dei 30”, che ha come significativo sottotitolo Designing Public Intervention [it: Progettare interventi di politica pubblica].
Per capire di cosa parla questo agile (ma forse non troppo) libercolo, può essere utile leggere il comunicato stampa e il relativo abstract, che funge anche da presentazione, che qui traduciamo e che sono comunque reperibili on line rispettivamente, nell’originaria lingua inglese, qui e qui.
Ma, prima ancora, è forse il caso di dire due parole su questo famoso “gruppo dei 30”. Questo gruppo raccoglie trenta fra i più eminenti economisti e politici (molti uomini e, come sempre, poche donne) del globo. Il loro scopo, considerando l’esperienza e la profonda conoscenza del mondo politico ed economico ad essi riconosciuta, consiste prevalentemente nell’analizzare a fondo lo status quo e redigere documenti attraverso i quali consigliare per il meglio i potenti di turno sul da farsi affinché il sistema possa godere di buona salute, o almeno della migliore possibile. Niente di misterioso od esoterico, dunque. Si possono raccogliere moltissime informazioni su di loro con un semplice tour sul web, e i loro documenti sono facilmente reperibili e scaricabili on line qui (tutti rigorosamente in english, naturalmente). Ma la loro pericolosità non consiste certo in un presunto agire nell’ombra, ma proprio nella loro “normalità”, ovvero in ciò che predicano adempiendo alle funzioni di “guardiani” e “counselor” del sistema. Detto di passata, può interessare la nostra italica curiosità il fatto che uno dei più prestigiosi ed attivi fra i componenti di questo notevole gruppo sia il più amato fra i presidenti, ovvero il nostro Mario Draghi, il quale ha addirittura l’onore di rivestire la carica di membro senior.
I due brevi testi che qui pubblichiamo, dunque, richiamano e rimandano a quello più completo e dettagliato inizialmente descritto, reperibile nella sua inglese interezza qui. Tuttavia, anch’essi rivestono un certo interesse, poiché con poche frasi vengono qui sapientemente elencate, in modo molto sintetico, le ricette utili al rilancio dell’economia mondiale “post-covid”. Ovviamente, un rilancio calibrato sulla metafisica dominante, cioè quella neo-liberista, che prevede sempre e comunque una cospicua dose di lacrime e sangue per chi non riesca a tenere il passo.
Entrando nel merito, il non-detto (ma molto chiaro) di questo testo è che senza una economia (capitalistica) in salute, il mondo è destinato a crollare catastroficamente, il che è indubbiamente esatto. Intesa meccanicamente e da un punto di vista estremamente astratto quanto realistico, un’affermazione del genere non fa una piega. Che questo possa costare sacrifici (anche “umani” quasi in stile azteco), non è cosa che possa smuovere di un millimetro questa verità assoluta ed inoppugnabile.
È dunque necessario che le aziende in salute, e con prospettive di sopravvivenza e rilancio post-covid, vengano sostenute con ogni mezzo, mentre quelle cosiddette zombies vengano lasciate al loro destino, cessando così di essere quella zavorra che sono (il caso Japan, come istruisce il box 2 del suddetto libretto, è esemplare). Si tratta, in altre parole, e per usare un’espressione cara al nostro gruppo, di operare una “distruzione creativa”, ovvero un’operazione chirurgica di selezione (quasi) naturale che permetta il rilancio dell’economia.
Ribadiamo: qui non va letta nessuna volontà di dominio, né diabolica strategia di sfruttamento padronale. I suggerimenti che provengono da queste analisi non vanno interpretati in chiave moralistica. Non si tratta di un “complotto”, insomma – con tanto di scuse a coloro che, ultimamente, non sanno pensare né valutare un testo o un evento senza recintarlo all’interno di questa opzione veramente miserrima, compresi coloro che passano l’esistenza a “scovare complottisti”, vedendone ovunque, ottenendo invece il pessimo risultato di rendere praticamente impossibile, oramai, una visione critica e lucida del preoccupante momento storico che stiamo vivendo, e di cui la vicenda covid è solo una sorta di epifenomeno.
I suggerimenti dei “30”, per tornare al core della questione, sono i “legittimi” risultati di una fredda analisi che pone al centro del mondo – e dell’esistenza degli esseri umani – l’economia e l’accumulo di valore (monetario), pensati, molto teoricamente, come elementi fondamentali per garantire la possibilità di una “buona vita” per tutti (cosa, questa, leggermente smentita dai fatti). Questi “valori” (in questo caso mai parola fu più appropriata) sono quelli da salvaguardare e difendere con ogni mezzo, poiché ne va della sorte stessa del sistema. In questo senso, risulta essenziale – come fa con ardore il testo in esame – difendere il mondo della finanza, oggi (e forse oramai per sempre) rimasto l’unico in grado di garantire un’alta redditività e, almeno teoricamente, la sopravvivenza delle aziende “sane” attraverso il credito – e degli Stati, attraverso il terribile e perverso meccanismo del debito.
Tutto questo però, per chiarezza, vale solo se si crede fermamente, e con autentico zelo fideistico, che quello in cui viviamo sia non solo l’unico, ma il migliore dei mondi possibili. Ovvero, se abbracciamo con fervore il famoso acronimo TINA (There Is No Alternative).
Probabilmente, invece, sarebbe proprio arrivato il momento di tornare a pensare che qualche alternativa ci sarebbe, anche se decisamente di non facile realizzazione, e per molti motivi – non ultimo, oggi, la “trappola” COVID (prescindendo, qui, da ogni considerazione sulla presunta letalità o meno di questo virus). Per quanto difficile possa essere una “svolta”, è comunque possibile, e forse necessario, cominciare sin da subito a costruire, almeno sulla carta, questa possibilità altra, vagliando e verificando alcune ipotesi che circolano da qualche tempo, e che non si limitano a promuovere mere rivendicazioni che, per quanto giuste possano essere, spesso finiscono pure per fare il gioco del sistema.
Importante, in questo senso, inaugurare una lettura diversa della crisi economica, che adesso sembra essere imputabile quasi solo a questo benedetto Covid, che invece ne è, al massimo, un accelleratore. Robert Kurz, per esempio, e coloro che si rifanno al suo pensiero (essenzialmente gli autori che ruotano attorno al Gruppo Krisis e alla rivista Exit) propongono una lettura diversa del crollo a cui stiamo assistendo.
Questo crollo sarebbe il risultato di un meccanismo autodistruttivo interno al sistema stesso. La concorrenza fra capitalisti, la necessità di aumentare la produttività sviluppando con violenza le capacità tecnologiche, espellendo forza lavoro, contraendo i tempi della produzione e limando il più possibile i costi (ciò che accade quando i mercati sono saturi per cui, secondo il meccanismo lucidamente descritto da Marx, si entra nella fase del plusvalore relativo – il che rappresenta di per sé un segno di crisi), l’accumulo di capitali che non trova sbocchi redditizi sono fattori ben presenti che rendono altamente problematica l’esistenza del capitalismo. Questo tipo di contraddizioni ci ha già fatto attraversare due guerre mondiali che dichiarare devastanti è un eufemismo, nonché svariati altri momenti di dolore e sofferenza più o meno collettivi. Ma adesso, sempre per seguire la riflessione di Kurz & c, ci ha portati ad un punto di non ritorno, di fronte al quale l’alternativa è “uscirne o perire”, per usare un’espressione un po’ ad effetto.
La crescita e l’importanza sproporzionate della finanza negli ultimi anni sono dovute proprio a questo meccanismo: solo la finanza, come detto, garantisce oramai quei livelli di redditività, necessari al sistema, che la cosiddetta “economia reale” non garantisce più, né può più farlo. Ma non è tutto oro quello che luccica, perché la redditività della finanza viene attinta direttamente proprio dalla teorica redditività futura di questa “economia reale”, che invece non si darà mai. Questo “circolo infernale” fa sì che la stessa economia finanziaria si sia autonomizzata e sostituita, de facto, a quella reale, entro una spirale di titoli e derivati di cui oramai, probabilmente, nessuno è più in grado di venire a capo. Tuttavia, una produzione di valore senza corrispettivo nella valorizzazione nei mercati è letteralmente mera invenzione di denaro che si fonda sul nulla – se non la credibilità, sempre più scarsa, degli enti che emettono questa moneta -, e questo determina necessariamente vaste “bolle” finanziarie, destinate a scoppiare con effetti devastanti ogni qual volta il meccanismo si inceppi e ci sia necessità di realizzare liquidità – come nel caso esemplare dei subprime del 2007.
Entro questo scenario, lo Stato cala la maschera e diventa al più mero amministratore della crisi, imponendo le regole necessarie per il buon mantenimento del sistema (e qui entra in gioco, a buon titolo, un testo come quello dei “30”, che fa da pretesto per questo articolo), impegnandosi a reprimere con dovizia qualsiasi manifestazione di reale dissenso e a tenere a bada la grande massa di reietti ed espulsi che, giocoforza, si viene a creare – e in questo senso la vicenda “Covid” casca decisamente a fagiolo (ancora una volta senza voler qui in alcun modo far da sponda a teorie del complotto o che altro, meglio ripeterlo considerando i tempi e le menti che circolano). Il covid, cioè, rappresenta un’occasione magnifica per riordinare la struttura sociale e renderla compatibile con lo stato di crisi, oramai irreversibile, della società capitalistica. Una condizione di emergenza permanente è una soluzione perfetta – in realtà comunque impegnativa e non così semplice da gestire, con rammarico, immagino, dei potenti di ogni dove – per normalizzare e disciplinare il mondo. Una formula efficace, che funziona anche come potente arma di distrazione di massa, che, adesso, sarà possibile riprendere ogni qualvolta se ne presenti l’occasione e la necessità. Una “tecnologia di governo delle anime”, potremmo dire, riprendendo il linguaggio foucaultiano. Nello specifico dell’“emergenza Covid”, questo significa che, con ogni probabilità, presto o tardi il covid cesserà di rappresentare un problema, ma l’emergenza, o comunque la possibilità di riproporre una situazione emergenziale simile, con regole simili, quale che sia il pretesto, quella resterà, e sarà uno dei frutti più amari di tutta la vicenda.
Dunque, in qualche modo ciò che nel testo che presentiamo viene imputato al “Covid”, cioè una crisi irrecuperabile di fronte alla quale vale il “si salvi chi può” (anche se, per essere più precisi, qui viene detto “si salvi chi deve”…), era già ben presente e vigente, e la tabula rasa della piccola economia della “società civile” già presa in carico e messa in agenda – sempre secondo la fredda e, dal loro punto di vista, corretta razionalità economica di Draghi & c., veri indispensabili funzionari del sistema, che lucidamente tagliano molti rami secchi per salvare un tronco che comunque, già di per sé, tanto in salute non è. In questo senso, dunque, i “30”, che vogliamo credere agiscano in buona fede e ci credano pure, non sono comunque dei poveri innocentini, ma hanno responsabilità “oggettive”, e indicarle con chiarezza è esattamente il contrario del fare “complottismo”. Tuttavia, il problema non è “Draghi” o chi per lui. In altre parole, rimuovere Draghi per sostituirlo con qualcuno apparentemente “migliore”, magari con un “commissario del popolo”, non sortirebbe alcun effetto. Il problema è di altro tipo, diciamo “strutturale”, e Draghi o coloro che ne fanno, di volta in volta, le veci, non sono che, per dirla con Marx, mere “maschere di carattere” di un sistema al quale appartengono pienamente e di cui sono spesso efficienti funzionari.
Per amor del vero, è importante riconoscere che, per i meccanismi automatici del sistema, anche nell’affaire covid (così come in tutti i casi con una simile rilevanza) finiscono per essere coinvolti interessi enormi, che hanno svolto, svolgono e continueranno a svolgere un ruolo determinante in tutta la vicenda, e non potrebbe essere altrimenti. Ma anche qui definire complottiste tesi come queste sarebbe a dir poco miope. Per definire sinteticamente e con una formula un po’ ad effetto tutto questo, potremmo dire che nella “normalità” di prima era in nuce l’“eccezionalità” di ora, così come nell’“eccezionalità” di ora è presente la “normalità” di prima.
Per tornare al nostro tentativo di comprensione che vorrebbe porsi fuori dalla narrazione main stream, sempre seguendo il pensiero di Kurz & affini, affermiamo che il sistema, dunque, non si salverà lo stesso, nonostante le “grandi manovre” in corso. In un certo senso, a causa del suo stesso moto interno, è spacciato e non ha opzioni reali di salvezza. Tuttavia, questo non significa che, in modo automatico, si vada verso una “liberazione” ed un’era di felicità collettiva. Proprio al contrario, il crollo di un sistema dove tutti noi siamo immersi fino al collo, anzi di cui facciamo parte fino a farne quasi un tutt’uno, è in realtà la peggiore delle sventure, e rappresenta una catastrofe spaventosa che non potrà che trascinare il mondo nel baratro – anzi lo sta già facendo. E questo va detto non per il piacere di essere “apocalittici” ma, per una volta, veramente realisti. Il sistema del capitale in crisi non può che cercare di sopravvivere con ogni mezzo, prendendo questa espressione alla lettera, e questo conduce direttamente alla barbarie, che per molte regioni del mondo è già realtà presente.
Per imboccare una via d’uscita sarebbe invece necessario tornare ad essere capaci di un’azione “politica” dal basso (e qui il termine “politica” va inteso nel senso della polis greca, non nel senso – per esempio – della costituzione di, o affiliazione ad, un partito per presentarsi alle elezioni), guidata da criteri radicalmente altri rispetto a quelli vigenti – quindi un’azione che si fondi su basi egualitarie, libertarie, anti classiste, anti razziste, anti sessiste, anti capitaliste. Che abbia come riferimento anche una cultura diversa, addirittura un modo di pensare diverso (e forse, anzi, è proprio questo il presupposto essenziale e primario). Che ripensi radicalmente e a fondo, dunque, concetti come bellezza, tempo, lavoro, natura, altro, solo per dirne alcuni. E che sappia farla finita con Stato, mercato, denaro e merce. In un certo senso, si tratta anche di tornare a lottare, tornare per strada, nelle piazze, a riprenderci la vita, insieme alla “luna, la terra e l’abbondanza”, come diceva una vecchia canzone. Essere capaci di trasformare la catastrofe in liberazione. In pratica, il contrario di quello che sta succedendo – specialmente dalle nostre parti, covid o non covid. E ripartire con la lotta significa però, oggi, anche e soprattutto contrapporsi, finalmente da sinistra, alle regole che derivano dalla narrazione dominante sul covid – che è cosa diversa dal negare il covid, ripetiamolo ancora un volta che fa sempre bene.
Il compito è particolarmente difficile, specie dopo esser stati abituati – da tanto tempo ma in modo intensivo negli ultimi decenni – a comportarci tutti come monadi separate, in competizione gli uni con gli altri, con sempre più ridotte capacità di comunicazione e di elaborazione concettuale, quasi “etero-diretti” dalla valanga di messaggi mediatici che, generalmente, vanno ossessivamente e in modo martellante nella direzione della salvaguardia del sistema, sfornando “fakes” a ogni pie’ sospinto, servano queste a giustificare l’ennesima atrocità dipinta da “intervento umanitario”, la devastazione dello stato sociale o gli interessi di qualche corporate del momento. Un compito, dunque, molto, ma veramente molto difficile. Ma con ogni probabilità non ci sono altre vie d’uscita, né scorciatoie. Questa porta stretta è la nostra, e prima ce ne rendiamo conto, meglio è. Hic Rhodus, hic salta.
Joe Galaxy
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Special report
Rilanciare e ristrutturare il settore aziendale Post-Covid: progettare interventi di politica pubblica
AUTORE / I:G30 Working Group on Corporate Sector Revitalization
ANNO:2020
PAGINE:74
ISBN:1-56708-181-9
-comunicato stampa
Questo rapporto valuta la risposta politica data, fino ad oggi, alla crisi del Covid-19 e fornisce una serie di raccomandazioni per modellare la politica economica in futuro. Poiché la mancanza di liquidità ha caratterizzato finora la crisi economica causata dal Covid-19, gli autori sottolineano come, se continua la tensione economica dovuta alla pandemia, l’insolvenza potrebbe arrivare a creare molti danni alle imprese e al business. In considerazione di ciò, il rapporto raccomanda di spostare l’attenzione della politica da un ampio e generale sostegno alla liquidità a misure più mirate, volte a mantenere la salute del sistema finanziario, nonché a sostenere le imprese che saranno probabilmente vitali in un’economia post-pandemica.
Le raccomandazioni contenute nel rapporto ruotano attorno ad alcuni principi fondamentali, che sono quelli di garantire la salute a lungo termine del settore aziendale, allocare in modo efficiente le risorse e prevenire i danni collaterali. Ciò richiede il coinvolgimento di leve sia nel privato che in quello pubblico, al fine di supportare il settore delle aziende, assicurando al contempo che i sistemi finanziari non siano impattati negativamente da società con posizioni finanziarie deboli. Ove necessario, il rapporto sollecita i governi a fornire sostegno finanziato con fondi pubblici. Tuttavia, in considerazione della potenziale insolvenza in agguato sotto la superficie del mondo aziendale, gli autori sottolineano contemporaneamente la necessità di consentire alle forze di mercato di guidare almeno parzialmente il futuro sostegno economico. Ciò è in linea con il tema più ampio della necessità di ridurre la portata e il volume del sostegno pubblico, che ha caratterizzato la politica economica nelle prime fasi della pandemia. Il rapporto sottolinea che se vengono intraprese tempestivamente azioni globali, le difficoltà aziendali non freneranno il ritorno a una forte crescita in un mondo post-Covid.
-abstract per il lancio del rapporto speciale G30
Disagio aziendale dovuto all’impatto del Covid-19: il G30 sollecita politiche rapide e misurate volte a ripristinare la salute aziendale
Il Gruppo dei Trenta (G30) ha pubblicato oggi, Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid: Designing Public Policy Interventions.
WASHINGTON (PRWEB) 14 DICEMBRE 2020
Il Gruppo dei Trenta (G30) ha pubblicato oggi, Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid: Designing Public Policy Interventions. Il rapporto elogia le azioni governative di ampia portata inizialmente intraprese per sostenere l’economia, i cittadini e il settore aziendale durante la pandemia di Covid. Tuttavia, i cambiamenti strutturali nelle nostre economie, dovuti alla pandemia, e le crescenti sfide in materia di solvibilità delle imprese richiedono un nuovo mix di risposte politiche e strumenti. Il rapporto esorta i governi ad abbandonare il sostegno diffuso e ad adottare misure più mirate, consentendo la riallocazione delle risorse necessarie affinché le economie emergano dalla crisi più in forma e più forti.
Nelle giurisdizioni con forti istituzioni finanziarie private e intensi mercati dei capitali, ciò significa mobilitare vari meccanismi, strumenti e mercati per dare priorità alla ristrutturazione finanziaria, con i responsabili politici che concedano ulteriore supporto ove necessario. La chiave di questo processo sarà identificare e supportare le imprese vitali nell’economia post-pandemica, riutilizzando le risorse di quelle che non lo saranno. Il rapporto offre un quadro per guidare i responsabili politici in questo compito. Se si intraprende un’azione globale tempestiva, le difficoltà aziendali non freneranno il ritorno ad una crescita sostenuta.
Mario Draghi, copresidente del gruppo di lavoro del G30 sulla rivitalizzazione del settore aziendale ed ex presidente della Banca centrale europea, ha avvertito: “I responsabili politici devono agire con urgenza, perché l’emergente crisi di solvibilità sta già erodendo la forza sottostante del settore del business in molti paesi. Il problema è peggiore di quanto sembri in superficie, poiché il massiccio sostegno alla liquidità e l’assoluta confusione causata dalla natura senza precedenti di questa crisi stanno mascherando l’intera portata del problema. Abbiamo un picco di insolvenze, in particolare di piccole e medie imprese, che arrivano in molti settori e giurisdizioni, a causa del fatto che i programmi di sostegno non hanno effetto e il patrimonio netto esistente viene consumato dalle perdite”.
Le raccomandazioni del rapporto riguardano principi universali chiave, una serie di strumenti politici e un quadro decisionale che dovrebbe informare la risposta politica adattata alle condizioni locali. I principi fondamentali includono la focalizzazione sulla salute a lungo termine del settore aziendale, l’uso produttivo delle risorse e la prevenzione dei danni collaterali.
È necessario trovare un equilibrio per sostenere le imprese in grado di uscire dalla pandemia, assicurando al contempo che il sistema bancario rimanga in buona salute e in grado di dare credito a famiglie e imprese e sostenere la ripresa economica. Il Dr. Draghi ha sottolineato: “Dobbiamo concentrarci sul preservare la capacità del sistema finanziario di sostenere i prestiti e sulla compensazione delle conseguenze indesiderate per il sistema finanziario e la stabilità delle banche”.
Raghuram Rajan, co-presidente del G30 Working Group on Corporate Sector Revitalization, professore di finanza presso la Chicago Booth School of Business ed ex governatore della Reserve Bank of India, ha dichiarato: “I responsabili politici dovrebbero agire con urgenza attraverso strumenti di supporto attentamente mirati per adattarsi alle nuove realtà del business invece di adeguarsi allo status quo. La durata della pandemia ci costringe a concentrarci su questioni strutturali e di solvibilità, piuttosto che prendere tempo attraverso un focus sulla liquidità. L’intervento dei governi è preferibile sia indirizzato ad affrontare i fallimenti del mercato e la gestione del ritmo della necessaria distruzione creativa”.
Date le preoccupazioni per i vincoli fiscali, il rapporto raccomanda di consentire alle forze di mercato di svolgere un ruolo importante, prevenendo costi sociali sostanziali che si hanno a causa di interventi politici ove necessario. Altri punti chiave includono sfruttare le capacità del settore privato laddove esistono, al fine di avvantaggiare le scarse risorse pubbliche, nonché fare uso delle competenze del settore privato per valorizzare la redditività delle imprese.
Il dottor Rajan ha aggiunto: “Se le aziende vengono aiutate, i governi saranno tentati di imporre condizioni che promuovano obiettivi sociali come il ‘rinverdimento’ dell’economia. È importante che tali condizioni siano sinergiche con la ripresa aziendale”.
Il Dr. Draghi e il Dr. Rajan hanno co-presieduto lo studio, con un gruppo di lavoro di otto membri del G30. Douglas Elliott, della Oliver Wyman, e Victoria Ivashina, della Harvard Business School, sono stati i direttori del progetto, supportati da un team della redazione di Oliver Wyman che include Andrew Bailey e Sofia Price.
Tharman Shanmugaratnam, Presidente del Gruppo dei Trenta, ha commentato: “Abbiamo superato la fase di emergenza della risposta politico-economica al Covid-19 e i responsabili politici dovranno fare scelte sempre più dure, in modo da non ostacolare la ristrutturazione del settore e gettare le basi per la creazione di posti di lavoro adatti alle nuova realtà. Questo rapporto, diretto da Mario Draghi e Raghuram Rajan, mira a suggerire tali scelte, in modo da uscire dal Covid-19 più in forma e più forti”.
Douglas Elliott ha commentato: “Il rapporto delinea dieci principi fondamentali che i responsabili politici devono considerare nel giudicare l’adeguatezza dei meccanismi e degli strumenti politici. Speriamo siano utili, ora che i governi entrano e navigano in questa fase di solvibilità particolarmente difficile della crisi economica indotta dalla pandemia”.
Victoria Ivashina ha osservato: “Abbiamo messo a punto numerosi modi per affrontare questa crisi, dalle iniezioni di fondi e quasi-equity, agli aggiustamenti in caso di fallimento, all’assicurazione contro le pandemie. I modi e gli strumenti utilizzati in ciascun paese varieranno, ma l’obiettivo è lo stesso: resistere all’imminente crisi di solvibilità aziendale assicurando al contempo l’uso prudente di risorse pubbliche limitate”.
Per ricevere una copia del rapporto Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid: Designing Public Policy Interventions, contattare l’addetta stampa G30 Melissa Golding, +1 571-236-2820, pressoffice@group30.org.
Il 14 dicembre 2020, alle 9:00 EST, il G30 ha ospitato un webinar dal vivo per il lancio del rapporto con Mario Draghi, Raghuram Rajan, Douglas Elliott e Victoria Ivashina. Un collegamento alla registrazione del webinar è disponibile sul sito Web di G30, http://www.group30.org.
Il Gruppo dei Trenta è un organismo globale indipendente composto da alti rappresentanti dei settori pubblico e privato e del mondo accademico. Il Gruppo si propone di approfondire la comprensione delle questioni economiche e finanziarie internazionali, di esplorare le ripercussioni internazionali delle decisioni prese nei settori pubblico e privato e di esaminare le scelte a disposizione degli operatori di mercato e dei responsabili politici. Il Gruppo è stato fondato nel 1978 ed è guidato da Jacob A. Frenkel, Presidente del Consiglio della fondazione, e Tharman Shanmugaratnam, Presidente del Gruppo.