“Dipinte in queste rive
son dell’umana gente
le magnifiche sorti e progressive”
-Giacomo Leopardi, La Ginestra o il fiore del deserto
“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”
-Dante, Inferno, III, 51
Come il virus, anche il vaccino si è incagliato nella mentalità collettiva sotto forma di discorso dominante. Come il virus è pericolosissimo e estremamente letale per tutti, nessuno escluso, così il vaccino è sicuro per tutti, è l’unica ancora di salvezza nella terribile tempesta scatenata dal Covid 19. Il vaccino si è trasformato in una entità sovrana e perfetta, tanto da assumere alcune caratteristiche divine. Del resto, non c’è da stupirsi, siamo in Italia (che prosegue ottusamente nella campagna vaccinale nonostante siano stati sollevati diversi dubbi in molti paesi europei), un paese saldamente ancorato a un arcaico cattolicesimo ma anche a una diffusa fede per qualsiasi forma di religione e divinità, dal buddismo al Mago Otelma. Lo si poteva prevedere fin dalla fine di dicembre scorso, quando l’arrivo delle prime dosi era stato accolto all’aeroporto come un capo di Stato e scortato da polizia e mezzi militari, quasi si trattasse della Sacra Sindone o del simulacro di una qualche divinità. Re Vaccino I ha fatto così il suo ingresso in Italia.
Adesso, il nuovo dio e re si è imposto su tutte le coscienze. Il discorso dominante afferma quindi che il vaccino è sicuro e necessario. Nonostante si siano avuti diversi casi di morti sospette legate alla sua somministrazione, nessuno – tranne voci sparse nel deserto – si è sognato di dire che, probabilmente, c’è qualcosa che non funziona. Il discorso dominante, come nel caso del virus, viene imposto in forma mediatica: i media restano sempre i migliori servi del potere. Basta accendere un televisore e sintonizzarsi su qualsiasi telegiornale: possiamo essere sicuri che, al 99%, si parlerà della campagna vaccinale che deve proseguire a qualsiasi costo. Solo il vaccino ci potrà salvare dalla letale pericolosità del virus: bisogna avere una fede cieca nella scienza. Quello stesso potere (da Mario Draghi a papa Francesco) che ci spinge – e quasi ci costringe – alla vaccinazione, ci dice di avere una cieca fiducia nella scienza che sta facendo tutto questo per il nostro bene. Senza dire, però, che anche la scienza è completamente asservita al sistema capitalistico: la produzione di vaccini è legata puramente alla produzione di profitto economico. Se si ha un sicuro profitto, nel sistema capitalistico, si può produrre indifferentemente bombe al fosforo, torte alla crema, giocattoli per bambini, automobili o vaccini. Poco importa se per ricavare il profitto vengono create armi di distruzioni di massa o scarpe da ginnastica. Questa è la logica del capitale: l’ottusità assoluta, la quale è stata totalmente introiettata dagli individui i quali fanno la fila per sottoporsi al vaccino nello stesso identico modo in cui i lavoratori salariati si gettano avidamente su posti di lavoro i quali non sono altro, come scrive Robert Kurz, che una rivisitazione in chiave contemporanea del “carcere” e della “caserma di lavoro”.1 Intere categorie di lavoratori, al giorno d’oggi, non vedono letteralmente l’ora di farsi il vaccino per scampare alla letalità estrema del Covid. Fra queste categorie – dispiace dirlo – è proprio quella degli insegnanti (che, in quanto educatori, dovrebbero essere invece dotati di un senso critico particolarmente vivace) quella più agguerrita nella volontà di vaccinarsi. Ed ecco che si manifesta l’ottusità più assurda: nonostante diversi insegnanti siano morti in circostanze sospette, dopo la somministrazione del vaccino, nessuno (o solo una sparuta percentuale) si chiede se sia veramente il caso di sottoporsi alla vaccinazione. Ma perché? Ci stiamo trasformando tutti in macchine perfette sottomesse al diktat del Capitale? Abbiamo una così cieca fiducia nella scienza? Una scienza capace di manipolazioni che stanno distruggendo l’ecosistema del pianeta provocando inquinamento e devastazione e che, molto probabilmente, hanno provocato la stessa origine del Covid 19.
Il capitalismo, come l’illuminismo secondo Horkheimer e Adorno, ha due facce: da una parte il lusso e la ricchezza, dall’altra la devastazione e la morte. Come sempre osserva Kurz, “il capitalismo sta trionfando fino alla morte, sia sul piano materiale che su quello ideale. Quanto più brutalmente questa forma di riproduzione, trasfigurata a società globale, devasta il mondo, tanto più micidiali sono le ferite che si autoinfligge e tanto più seriamente essa mette a repentaglio la sua stessa esistenza”.2 La scienza al servizio del capitalismo, ottusamente, prima crea le condizioni per la nascita e lo sviluppo del virus, poi crea un vaccino i cui effetti collaterali ancora non sono del tutto conosciuti. Gli individui, di fronte al discorso dominante del vaccino, sono totalmente inglobati dalla macchina del Capitale che, per mezzo dei suoi strumenti mediatici, li manovra come delle marionette. Quindi, tutti a fare la fila per fare il vaccino, come gli zombie che assaltano il centro commerciale in Zombie (Down of the Dead, 1978) di George A. Romero. Tra l’altro, la figura dello zombie bene si presta per descrivere gli individui inglobati dai vari “discorsi dominanti” imposti dal Capitale. Una figura di questo tipo, se pensiamo che nasce proprio da credenze popolari che la rivestivano di connotazioni di schiavitù e di assoggettamento al potere di uno stregone, può rimandare all’essere umano assoggettato a una nuova forma di schiavitù all’interno della società capitalistica, quella del lavoro. E può benissimo rimandare anche agli esseri umani totalmente sottoposti al lavaggio del cervello mediatico nella società del capitalismo digitale. Pier Paolo Pasolini, nei lontani anni Settanta, nel suo romanzo incompiuto e postumo Petrolio (1992), aveva descritto la forma della città di Roma del futuro, completamente assoggettata al consumo e ai media di massa, come una croce uncinata, a voler significare l’avvento di una nuova forma di nazismo a manovrare le coscienze e a compiere nuovi, terribili esperimenti genetici sulla popolazione. In fin dei conti, non ci allontaniamo probabilmente troppo dalla verità se affermiamo che, con l’avvento del vaccino, ci siamo trasformati tutti in cavie per nuovi esperimenti genetici non effettuati dalla barbarie degli scienziati nazisti ma da quella del Capitale.
Il discorso dominante impone anche il campo semantico del “bene comune”, un odioso e vuoto mantra che è spesso associato alla vicenda emergenziale del virus. E cioè che dobbiamo assumere determinati comportamenti non tanto per noi quanto per il bene di tutti. Come sono ‘irresponsabili’, ‘criminaloidi’ (definiti genericamente “fascisti” dal vuoto mentale di molta sinistra) coloro che non rispettano le regole del distanziamento, non indossano la mascherina o criticano il lockdown, così chi non si sottopone al vaccino diventa un egoista irresponsabile che pensa solo a se stesso. L’idea di pensare agli ‘altri’ prima che a se stessi nasce in seno a una ideologia piccolo-borghese dominata dal Capitale. Si tratta di una ipocrisia bella e buona: la società che auspichiamo, libera dalle dinamiche capitalistiche, non ha assolutamente bisogno di introiettare il mantra del “bene comune”. Quest’ultimo non deve certo essere una regola autoimposta ma un approccio spontaneo all’esistenza. Di “bene comune” poi davvero non si può parlare per quanto riguarda la campagna vaccinale: come abbiamo visto, si tratta di un fenomeno puramente legato al profitto e agli interessi delle lobby farmaceutiche che, al pari di quelle dell’informatica, prosperano in tempo di Covid a scapito della salute delle persone. Chi sceglie di non sottoporsi al vaccino, perciò, diviene un pericoloso ‘nemico’ della comunità, un folle, un diverso. Si instaura così la pericolosa dinamica del “capro espiatorio” e dell’espulsione dalla comunità di chi, pazzo o diverso, non ‘rispetta le regole’. Tale “espulsione dalla comunità”, nella società capitalistica, si trasforma nell’esclusione dal lavoro e da alcune pratiche sociali. Chi rifiuta di vaccinarsi, esprimendo la propria libertà personale, può venire licenziato (il lavoro, per quanto possa rendere schiavi e sia una forma di abbrutimento sociale, in una società fondata proprio su di esso è indispensabile per la sopravvivenza) o essere escluso da determinati spostamenti (viene perciò limitata in modo grave la sua libertà di movimento): l’idea dell’introduzione del cosiddetto “passaporto vaccinale” va proprio in questa direzione. Come si può vedere, il “bene comune” c’entra ben poco. C’entrano, invece, e molto, gli interessi del Capitale.
Infine, il discorso del vaccino è dominante anche perché, come sopra accennato, è diventato pervasivo a tutti i livelli: nelle chiacchiere delle persone, sui social, ai telegiornali e sui giornali, in qualsiasi trasmissione televisiva. L’unica salvezza, per adesso, è cercare di ignorarlo, ‘guardando e passando oltre’ ma cercando anche, contemporaneamente, tutti gli strumenti per contrastarlo. Come il virus, anche il suo opposto, il vaccino, è un fenomeno mediatico dal quale non ci possiamo salvare. Il Capitale, per mezzo della pervasività assoluta dei suoi servitori mediatici mira a trasformare gli individui in macchine ottuse e manipolabili all’infinito, in veri e propri zombie che farebbero invidia a quelli scaturiti dal genio di Romero. Eppure, un antidoto a tutto questo ci dovrà pur essere: un antidoto contro la trasformazione in zombie, contro il lavaggio del cervello attuato dai media, contro il discorso dominante del virus e del vaccino. Sta solo a noi cercarlo e trovarlo, al di fuori del campo seminato da un Capitale che prepara un terreno perfetto solo per scegliere meglio le sue vittime, solo per poter sferrare meglio il colpo con la sua mannaia di devastazione e di morte.
Edmond Dantès
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Note:
1: R. Kurz, Il collasso della modernizzazione. Dal crollo del socialismo da caserma alla crisi dell’economia mondiale, a cura di S. Cerea, Mimesis, Milano-Udine, 2017, p. 36.
2: Id., Ragione sanguinaria, a cura di S. Cerea, Mimesis, Milano-Udine, 2014, p. 19.